Convegno presso Siena: “Perchè gli occidentali sono così infelici?”

Roma – ''Gli Stati Uniti sono un esempio da non imitare, a meno che non vogliamo una società più ricca ma sola, stressata e infelice''. E' la posizione espressa a Ign, testata on line del gruppo Adnkronos, dall'economista Stefano Bartolini, professore dell'Università di Siena e membro del Comitato scientifico che ha organizzato il convegno internazionale 'Policies for happiness – Politiche per la felicità', che si è tenuto dal 14 al 17 giugno alla Certosa di Pontignano, in provincia di Siena.  

''La domanda cui vogliamo dare risposta – prosegue il professor Bartolini – è "perché gli occidentali sono così infelici?" E, soprattutto, perché lo sono nonostante il miglioramento degli standard di vita, di quelli igienici e dal punto di vista delle libertà politiche?''. La specificità dello studio italiano, nel contesto del convegno che vede partecipare economisti, sociologi e psicologi di fama internazionale, riguarda il peggioramento delle relazioni sociali e intime come causa dell'infelicità.

Da una ricerca effettuata dal docente assieme ai colleghi Maurizio Pugno dell'università di Cassino ed Ennio Bilancini della facoltà di Economia di Siena, su dati relativi agli Usa, è emerso che ''il miglioramento dello standard di vita è stato completamente compensato dal peggioramento della qualità delle relazioni nel Paese a stelle e strisce: c'è maggiore diffidenza, maggiore sospetto, problemi di comunicazione e senso di isolamento''.

Il declino della felicità americana è spiegato quasi interamente da due forze che agiscono in direzioni contrastanti: ''La prima è laumento del reddito pro-capite che ha una influenza positiva sulla felicità – afferma il professore – la seconda è laumento della povertà relazionale la cui influenza sulla felicità va in direzione opposta. E il saldo tra queste due influenze è negativo''. In altre parole, ''la spiegazione della crescente infelicità degli americani è che questi ultimi anni sono divenuti più ricchi di beni di consumo e più poveri di relazioni''. Secondo i dati, insomma, ''la felicità media è peggiorata negli Stati Uniti, risultando più alta in Paesi come Nigeria e Colombia''.

Una delle cause di questo senso di insoddisfazione in America è l'allungamento dell'orario di lavoro: ''Fattore che ha avuto un impatto relazionale devastante – denuncia Bartolini – non si ha più tempo per la famiglia. E questo è un problema che riguarda sia gli uomini che le donne''. Altro dato emerso dalla ricerca: ''Negli ultimi 30 anni è aumentato in maniera pericolosa il clima competitivo'', sottolinea il docente. Inoltre, ''negli Stati Uniti sono scomparse le pensioni pubbliche, una persona è licenziabile da un giorno all'altro e non tutti possono permettersi un'assicurazione sulla salute''. E può accadere che ''se una persona, con un contratto a tempo determinato, decide di accendere un mutuo, poi a un certo punto il tasso di interesse aumenta e la persona viene licenziata, non paga la rata, gli tolgono la casa e finisce sotto un ponte''. Insomma, avverte il professor Bartolini, ''il confine tra vita agiata, da classe media, e l'indigenza è molto sottile''. ''Questo clima di incertezza favorisce la dedizione al denaro'' da una parte, mentre dall'altra ''la maggiore flessibilità è disastrosa dal punto di vista del benessere sociale''.

La domanda che il professore pone è semplice ma disarmante: ''Perché le società prospere non creano gente più felice ma spingono all'insicurezza?''. E, senza alcun dubbio, Bartolini sottolinea ancora che ''il modello sociale americano è un modello da non imitare''. Infine, il professore sottolinea anche l'importanza della qualità della vita urbana in rapporto alla felicità: ''Una città oppressa dal traffico, dove non puoi passeggiare, non è una città felice''.

Adnkronos

Redazione