Negato a Movimento Zero il diritto a manifestare

Sabato 9 giugno scorso ci è stato negato l’elementare, democratico, costituzionale diritto a manifestare pacificamente le nostre idee. Movimento Zero era presente con una cinquantina di attivisti e simpatizzanti in Piazza del Popolo a Roma per un sit-in contro la politica di conquista degli Stati Uniti in occasione della visita di George W. Bush.

 A volto scoperto, con intenzioni assolutamente pacifiche, con le nostre bandiere e con uno striscione che diceva “Noi stiamo con i Talebani – Movimento Zero per l'autodeterminazione dei popoli”, Movimento Zero aveva scelto di partecipare alla manifestazione di Piazza del Popolo in cui erano presenti Prc, PdCi e Verdi non perchè condivida la loro ipocrita linea di contestazione delle scelte di un governo di cui fanno parte, ma perché ha ritenuto fosse più tranquilla del corteo dei centri sociali e dei cosiddetti “no global”. Movimento Zero è sceso in piazza non per la pace (siamo pacifici, ma non pacifisti) ma unicamente per difendere in quello dei Talebani e dei popoli aggrediti dall’Occidente e dagli Usa il diritto di ogni popolo a filarsi da sé la propria storia contro il tentativo di imposizione totalitaria del modello di sviluppo occidentale.Arrivati in piazza poco prima delle 15 del pomeriggio, non ci è stato nemmeno il tempo di srotolare lo striscione che un funzionario della Digos ha intimato di disperderci perché “non eravamo autorizzati a stare lì”, quindi ci ha ordinato di riporre lo striscione e di andarcene. Alla nostra civile e pacata richiesta di spiegazioni, il funzionario ha dato ordine ai poliziotti schierati di portare via a forza il nostro materiale e di identificare coloro che ponevano domande, compreso il presidente di Movimento Zero, Massimo Fini. Una ventina di militanti di Movimento Zero, fra cui il coordinatore di Roma Valerio Lo Monaco, sono stati portati sul pullmann della polizia dove hanno dovuto esporre i propri documenti. Ad un certo punto è comparso un uomo sulla sessantina in camicia rossa proveniente dalle fila dei manifestanti dei partiti di estrema sinistra che si è rivolto al funzionario con questa singolare domanda:“Allora, li fate andare via voi o dobbiamo pensarci noi?”. Il coordinatore nazionale di Movimento Zero, Andrea Marcon, ha gli chiesto ripetutamente chi fosse, e per tutta risposta
sono piombati una decina di suoi compagni che hanno cominciato a spintonarlo apostrofandolo come “fascista”. Una reazione, la loro, nel più becero stile fascista. Il clima di tensione si è stemperato solo grazie ad un parlamentare di Rifondazione che è intervenuto invitando i suoi compagni (li chiamava per nome) alla calma ed appartandosi con il funzionario di polizia. Dopo un breve colloquio, gli squadristi rossi sono rimasti impuniti, e noi di Movimento Zero costretti ad andarcene senza ulteriori spiegazioni. Quando Marcon ha chiesto al parlamentare se avrebbe tutelato il nostro diritto di manifestare, ha risposto: “Io parlo solo con la polizia”.
E’ evidente che dalla misera manciata di sostenitori della sinistra radicale era partito l’invito a farci sgombrare perché saremmo “di destra”, “fascisti”. Movimento Zero non è né di destra né di sinistra, anzi è contro sia la destra che la sinistra – categorie vecchie di due secoli dietro alle quali si nasconde la truffa della democrazia rappresentativa – e perciò rifiuta ogni etichetta  che si rifaccia a al passato (compresa quella “fascista”). Gli unici e veri fascisti, invece, sono stati loro, i fascisti di sinistra che violando apertamente l’articolo 17 della Costituzione che tutela il diritto di manifestare “pacificamente e senz’armi”, sono ricorsi alla forze di polizia invocando un pericolo per l’ordine pubblico del tutto inesistente e la cui valutazione, in ogni caso, non spettava a un gruppo di privati cittadini con gli stessi nostri diritti di esprimere su pubblica piazza il proprio pensiero. “I cari compagni di Rifondazione & C. – che si sono tra l’altro disinvoltamente dimenticati che io ho partecipato, esponendomi in prima persona,  a tutte le manifestazioni contro le leggi “ad personam” di Berlusconi – hanno dato una bella dimostrazione di che cosa intendono per libertà”, è stato il commento di Massimo Fini.

Milano, 11 giugno 2007

Redazione