Sabato scorso ero tra gli esponenti di Movimento Zero che avrebbero voluto partecipare alla manifestazione anti Bush rivendicando il diritto dei Talebani, e con essi di tutti i popoli, all’autodeterminazione.
Non mi è stato permesso farlo, ma ho comunque tratto da questa esperienza alcune lezioni importanti. La prima è che sono stato un illuso a credere che nel 2007 la contrapposizione ideologica destra/sinistra, fascisti/antifascisti, rossi/neri ed il relativo corollario di veleni e violenze fossero finiti. L’immagine di quei quattro-cinque facinorosi che mi spintonavano dandomi del “fascista” mi è sembrata uscita direttamente dalla realtà del ’68 o degli anni di piombo, una realtà che prima di sabato avevo vissuto solo attraverso le immagini sbiadite di libri e filmati d’epoca.Lo confesso: la prima tentazione è stata quella di gridare al “fascismo rosso”, di invocare l’antidemocraticità di soggetti che si professano l’esatto contrario di quello che puntualmente si rivelano.
Questa lezione, che peraltro conoscevo già perché è storia vecchia e persino arcinota, è stata la prima della giornata, ma non l’ultima e neppure la più importante.Ho cominciato ad allargare la mia visione della realtà quando ho visto il parlamentare di Rifondazione parlare con il funzionario della DIGOS per chiarire la posizione dei suoi esuberanti – immagino che così gli avrà definiti, tra un ammiccamento e l’altro – amici, ottenendo che questi fossero lasciati liberi di tornarsene nella loro piazza (vuota) mentre noi di Movimento Zero venivamo identificati ed intimati di andarcene.
In quel momento le immagini delle violenze sessantottine hanno cominciato ad offuscarsi nella mia mente, e al posto dei manifestanti di allora, violenti ma comunque disposti a pagare sulla propria pelle il prezzo dei loro gesti, ha cominciato a delinearsi quella di quattro patetiche caricature che agiscono sapendo di avere il culo coperto dal loro padrino che sta seduto in Parlamento.
Quando poi, recandomi in Stazione, mi sono imbattuto nella coda del corteo dei “disobbedienti”, degli “alternativi”, dei “radicali di sinistra” che intonavano “Bella ciao” esibendo le loro consunte bandiere rosse, improvvisamente mi è sorto un dubbio. Ho cominciato a pensare che quello che mi era stato negato non era più un diritto, il diritto a manifestare e a oppormi, ma la facoltà di partecipare ad una kermesse. Non era solo un problema dei quattro gatti di Piazza del Popolo, non è che quelli fossero ormai funzionali al sistema perché inquadrati nei partiti mentre i manifestanti della sinistra dura e pura rappresentavano una voce alternativa. Erano tutti, sono tutti, siamo tutti i patetici figuranti di uno spettacolo che ha molti attori ma un unico regista.
Immaginavo Bush che passava per Roma senza neppure vedere o sentire un manifestante, immaginavo le polemiche che sarebbero seguite da una parte per le “violenze di piazza della sinistra illiberale”, dall’altra “per la polizia picchiatrice”… avrei potuto recitare a memoria il copione che sarebbe stato recitato la sera e il giorno dopo e veicolato dalla grancassa mediatica per un paio di giorni.
Forse il sistema contro il quale credevo di battermi manifestando a Roma non vive solo grazie ai suoi dichiarati sostenitori, ai Bush e ai Prodi, non solo grazie a 60enni che giocano a fare gli squadristi contando sulla copertura del loro parlamentare di riferimento, ma anche per il contributo dei sedicenti disobbedienti, persino di quelli tra loro che arrivano a rompere vetrine o a scontrarsi con la polizia.
Forse senza tutti costoro il “Sistema” sarebbe già esploso, come una pentola a pressione che non si provvede a far sfiatare di tanto in tanto.
Forse, senza l’inconsapevole contributo di coloro che credono di rappresentare un’alternativa, la truffa della finta democrazia, di un potere del tutto privo di legittimazione, del pensiero unico nascosto sotto l’inesistente dicotomia destra / sinistra sarebbe già stato scoperto.Forse è ora che chi vuole davvero essere Ribelle come noi di Movimento Zero si sottragga a questo patetico teatrino e gioco delle parti, smetta di essere involontariamente funzionale a ciò che vorrebbe distruggere.
Alla fine, sul treno che mi riportava casa, ho tratto un sospiro di sollievo per non essere stato tra coloro che confondevano l’ora d’aria concessagli con la Libertà.