La struttura di potere del sistema imperiale mondiale può meglio essere compresa attraverso una classificazione delle nazioni secondo la loro organizzazione politica, economica, diplomatica e militare. Il sistema imperiale è molto più complesso di quello a cui comunemente si fa riferimento come “Impero USA”.
L’Impero Statunitense, con la sua rete diffusa di investimenti finanziari, di basi militari, di corporations multinazionali e di stati vassalli, è semplicemente il componente più importante del sistema imperiale globale.
Ciò nondimeno, risulta eccessivamente semplicistico trascurare le complesse gerarchie, le architetture, gli stati satelliti e le clientele che definiscono l’attuale sistema imperiale.Per capire l’impero e l’imperialismo di oggi ci viene richiesto di guardare al sistema complesso e mutevole delle stratificazioni imperiali. La struttura di potere del sistema mondiale imperiale può meglio essere compresa attraverso una classificazione delle nazioni secondo la loro organizzazione politica, economica, diplomatica e militare.
Quello che segue è lo schema di questo sistema:
I. Gerarchia dell’Impero (dall’alto verso il basso)
A. Stati Centrali Imperiali (CIS)
B. Potenze Imperiali di recente Emergenti (NEIP)
C. Regimi Vassalli Semi-autonomi (SACR)
D. Regimi Vassalli Collaboratori (CCR)
II. Stati Indipendenti
A. Rivoluzionari
Cuba e Venezuela
B. Nazionalisti
Sudan, Iran, Zimbabwe, Corea del Nord
III. Aree di contrasti e Regimi in Transizione
Resistenze armate, regimi eletti, movimenti sociali
I. Gerarchia dell’Impero
A. Stati Centrali Imperiali (CIS)
Al vertice del sistema imperiale stanno gli stati imperiali la cui potenza si proietta su larga scala, le cui classi dirigenti dominano i mercati degli investimenti finanziari e che sono invasivi delle economie del resto del mondo. All’apice del sistema imperiale stanno gli USA, l’Unione Europea (anche questa con tante stratificazioni) e il Giappone. Sotto la loro guida, gli Stati Uniti hanno istituito reti “di stati a seguito dell’impero” (in larga misura egemoni regionalmente) e stati satelliti o vassalli che frequentemente agiscono come surrogati di forze militari. Gli stati imperiali agiscono di concerto per abbattere gli ostacoli alla loro penetrazione e alla loro presa di controllo, mentre allo stesso tempo, sono in competizione per acquisire vantaggi per gli interessi del loro stesso stato e delle loro multinazionali.
B. Potenze Imperiali di recente Emergenti (NEIP)
Subito sotto i principali stati imperiali, si trovano le potenze imperiali di recente emergenti (NEIP), vale a dire la Cina, India, Canada, Russia ed Australia. Gli stati NEIP sono soggetti sì alla penetrazione imperiale, ma si espandono a loro volta verso regioni e paesi confinanti e d’oltremare, in via di sviluppo, ricchi di materie prime e di risorse estrattive.
I NEIP sono vincolati agli stati ad impero centrale (CIS) attraverso joint ventures al loro stesso interno, e nel contempo sono in competizione crescente per il controllo delle materie prime nei paesi sottosviluppati. Abitualmente, questi stati “seguono le orme” delle potenze imperiali, e in molti casi traggono profitto dai conflitti per migliorare la loro stessa posizione. Ad esempio, l’espansione oltremare della Cina e dell’India punta tutto sugli investimenti riguardanti i minerali estrattivi e nei settori energetici, per rifornire di energia la loro industrializzazione interna, in modo del tutto simile alle antiche (1880-1950) pratiche imperiali degli USA e dell’Europa. In modo analogo, la Cina investe nei paesi Africani, che sono in conflitto con gli Stati Uniti e l’Unione Europea, proprio come gli USA hanno sviluppato legami con regimi anti-coloniali (Algeria, Kenya e l’Africa francofona) in conflitto con i loro ex dominatori coloniali Europei degli anni Cinquanta e Sessanta.
C. Regimi Vassalli Semi-autonomi (SACR)
A seguire, nella gerarchia del sistema imperiale arrivano i “regimi vassalli semi-autonomi”(SACR). Questi includono il Brasile, la Corea del Sud, il Sud Africa, Taiwan, Argentina, l’Arabia Saudita, il Cile e di recente la Bolivia. Questi stati possiedono a loro sostegno una sostanziale base economica nazionale, attraverso la proprietà pubblica e privata di settori economici chiave.
Questi stati sono governati da regimi che aspirano a mercati diversificati, benché altamente dipendenti dalle esportazioni verso gli stati imperiali emergenti. D’altro canto, questi stati sono grandemente dipendenti dalla protezione militare degli stati imperiali (Taiwan, la Corea del Sud e l’Arabia Saudita) e mettono a disposizione basi militari regionali per operazioni imperiali. Molti sono esportatori di risorse essenziali (Arabia Saudita, Cile, Nigeria e la Bolivia) e spartiscono entrate e profitti con le multinazionali degli stati imperiali. Questi inglobano paesi che rapidamente si sono industrializzati (Taiwan e la Corea del Sud), e stati che esportano nell’ambito agro-minerale (Brasile, Argentina e Cile).
Gli stati ricchi di petrolio intrattengono stretti legami con quei settori che regolano i sistemi finanziari dei paesi imperiali ed investono pesantemente nei mercati immobiliari, in meccanismi finanziari e in buoni del Tesoro, finanziando così i deficits negli USA ed in Inghilterra. Su questioni essenziali, come le guerre imperiali in Medio Oriente, l’invasione di Haiti, quelle relative a regimi destabilizzanti in Africa, come l’appoggio a politiche globali neo-liberiste e prese di controllo imperiali di settori strategici, questi stati collaborano con gli stati dominanti appartenenti ai CIS e alle NEIP.
Nondimeno, a causa degli interessi di elites potenti e in qualche caso di efficaci movimenti sociali nazionali, i SACR entrano in limitati conflitti con le potenze imperiali. Ad esempio, il Brasile, il Cile e l’Argentina contrastano i tentativi degli USA di insidiare il governo nazionalista Venezuelano. Questi governi intrattengono con il Venezuela vantaggiose relazioni commerciali, nel campo dell’energia e degli investimenti. Per giunta, non desiderano avvalorare golpe militari, cosa che potrebbe minacciare la loro stessa autorità e legittimazione agli occhi di un elettorato favorevole al Presidente Chavez.
Mentre dal punto di vista strutturale sono profondamente integrati nel sistema imperiale, i regimi SACR mantengono un grado di autonomia nel formulare la loro politica estera ed interna, anche se possono entrare in conflitto o in competizione con gli interessi imperiali. Malgrado la loro “relativa autonomia”, questi regimi forniscono anche mercenari militari e politici al servizio delle nazioni imperiali. Questo viene ben illustrato nel caso di Haiti. Successivamente all’invasione Statunitense e dopo il rovesciamento del governo regolarmente eletto di Aristide nel 2004, gli USA sono riusciti ad assicurare una forza di occupazione attraverso i regimi dal completo vassallaggio o vassalli in modo “semi-autonomo”. Il Presidente Lula del Brasile ha inviato il contingente più importante. Un Generale Brasiliano è stato messo al comando dell’intera forza militare. Il Cileno Gabriel Valdez ha assunto la direzione dell’amministrazione di occupazione delle Nazioni Unite, come funzionario superiore a sovrintendere la sanguinosa repressione dei movimenti di resistenza Haitiani. Altri stati satelliti “semi-autonomi”, come l’Uruguay e la Bolivia, hanno contribuito con i loro contingenti militari in aggiunta a militari provenienti da regimi a pieno vassallaggio come quelli di Panama, Paraguay, Colombia e Perù.
Sempre nel caso di Haiti, il Presidente Evo Morales giustificava la collaborazione militare continuativa della Bolivia con gli USA sotto la sua presidenza, con il citare il suo ruolo di “rafforzamento della pace”, sapendo bene che tra il dicembre del 2006 e il febbraio 2007 le ragioni della povertà Haitiana erano state stracciate durante l’invasione totale dell’ONU delle baraccopoli più misere e più densamente popolate di Haiti.
Il punto teorico cruciale è che, dato che la situazione corrente di Washington è condizionata da due guerre nel Medio Oriente e in Asia Occidentale, gli USA fanno assegnamento sui loro satelliti per controllare e reprimere nelle altre parti del mondo i movimenti antimperialisti.
In Somalia, come in Haiti, è avvenuta una invasione di mercenari dall’Etiopia, addestrati, finanziati, armati e guidati da consiglieri militari Statunitensi. Subito dopo, durante l’occupazione, Washington è subentrata a salvaguardare i suoi vassalli Africani, (mediante la cosiddetta Organizzazione dell’Unità Africana attraverso l’azione di un tirapiedi della Casa Bianca, il portavoce dell’Esercito Ugandese, Capitano Paddy Ankunda), inviando un esercito mercenario di occupazione per appoggiare il suo impopolare cliente, il governatore della Somalia e signore della guerra. Malgrado l’opposizione del suo Parlamento, l’Uganda sta inviando 1500 mercenari, e con questi sono in arrivo contingenti dalla Nigeria, Burundi, Ghana e Malawi.
D. Regimi Vassalli Collaboratori (CCR)
Al fondo della scala gerarchica imperiale stanno i regimi vassalli collaboratori (CCR). Questi comprendono l’Egitto, la Giordania, gli Stati del Golfo, Stati del Centro America e delle Isole Caraibiche, l’Asse degli Stati Sub-Sahariani (ASS) (vale a dire il Kenya, Uganda, Etiopia, Rwanda e Ghana), la Colombia, il Perù, il Paraguay, il Messico, Stati dell’Europa dell’Est (inclusi o no nell’Unione Europea), Stati dell’ex Unione Sovietica (Georgia, Ucraina, Kazakhstan, Lettonia, etc), le Filippine, l’Indonesia, il Nord Africa e il Pakistan.Questi paesi sono governati da elites politiche autoritarie, che dipendono dal potere imperiale o dagli stati di tipo NEIP per armamenti e supporto finanziario e politico. Costoro mettono a disposizione larghe opportunità per lo sfruttamento e l’esportazione di materie prime essenziali. A differenza dei SACR, le esportazioni dai regimi satelliti hanno scarso valore aggiunto, visto che i processi industriali con l’uso delle materie prime avvengono nei paesi imperiali, particolarmente nei NEIP.
A dirigere i CCR sono le elites predatrici, parassite, compradore e cleptocratiche, che mancano di qualsiasi vocazione imprenditoriale. Costoro frequentemente forniscono soldati mercenari a servire i paesi imperiali che intervengono, conquistano, occupano ed impongono regimi clientelari nei paesi presi di mira. Quindi, i regimi clientelari diventano collaboratori in subordine delle potenze imperiali nel saccheggio delle ricchezze, nello sfruttamento di milioni di lavoratori e nello spostamento di masse contadine e conseguente distruzione dell’ambiente.
La struttura del sistema imperiale si fonda sul potere delle classi dominanti ad esercitare e a progettare il potere dello stato e del mercato, a mantenere il controllo delle relazioni di sfruttamento classista in casa e all’estero, e ad organizzare eserciti mercenari mediante i loro stati vassalli. Guidati e comandati da ufficiali imperiali, gli eserciti mercenari collaborano nel distruggere i movimenti popolari autonomi e nazionalisti e gli stati indipendenti.
I regimi satelliti costituiscono una rete di collegamento essenziale a sostenere le potenze imperiali. Questi regimi sono complemento alle forze di occupazione imperiali, favorendo l’estrazione delle materie prime. Senza i “mercenari di colore”, le potenze imperiali dovrebbero estendere e allargare in modo eccessivo le loro stesse forze militari, provocando così alti livelli di opposizione interna, ed all’esterno una resistenza sempre più in aumento a guerre manifeste di ri-colonizzazione. Inoltre, i mercenari clientelari sono meno costosi in termini finanziari e riducono le perdite di soldati imperiali. Questi sono i termini eufemisticamente usati per descrivere queste forze militari mercenarie satellitari: fra gli altri, Nazioni Unite, Organizzazione degli Stati americani ed Organizzazione dei ‘peacekeepers’ dell’Unità Africana, la ‘Coalizione dei Volonterosi’. In molti casi, un gruppo ristretto di ufficiali di alto grado, bianchi ed imperiali, comandano ufficiali inferiori e soldati di colore degli eserciti mercenari.
II. Stati Indipendenti e Movimenti
Il sistema imperiale, mentre si pone a cavalcioni sul globo e penetra in profondità all’interno delle società, delle economie e degli stati, non è ne’ onnipotente ne’ onnisciente.Sfide al sistema imperiale arrivano da due fonti: gli stati relativamente indipendenti e i movimenti forti socialmente e politicamente.
Gli stati “indipendenti” sono regimi che si oppongono e per questo sono presi di mira dagli stati imperiali. Questi “indipendenti” includono il Venezuela, Cuba, l’Iran, la Corea del Nord, il Sudan e lo Zimbabwe. Quello che caratterizza questi regimi come ‘indipendenti’ è la loro volontà di respingere le politiche delle potenze imperiali, e in particolar modo gli interventi militari imperiali. Inoltre respingono le pretese imperialiste di accesso incondizionato ai mercati, di risorse e di basi militari. Questi regimi si differenziano notevolmente in termini di politiche sociali, dall’entità del sostegno popolare, dalle loro identità secolari-religiose, dallo sviluppo economico e dalla consistenza nell’opporsi alle aggressioni imperialiste. Tutti fanno fronte a minacce militari e/o a programmi destabilizzanti, volti a rimpiazzare i governi indipendenti con regimi fantoccio.
III. Aree di contrasti e Regimi in Transizione
A. Aree di contrasti
Le gerarchie e le strutture imperiali sono basate sulle relazioni di classe e nazionali di potere. Questo significa che il mantenimento dell’intero sistema si regge sulle classi dirigenti che dominano le popolazioni sottostanti – una situazione densa di problematiche, data la disparità di distribuzione di costi e benefici tra governanti e governati. Attualmente, in numerosi paesi, resistenze armate di massa e movimenti sociali sfidano il sistema imperiale. Le aree di contrasti includono: Iraq, Afghanistan, Colombia, Somalia, Palestina, Sudan e Libano, dove resistenze armate stanno cercando di abbattere i vassalli imperiali. Siti di opposizione di massa comprendono la Bolivia, Ecuador, Venezuela ed Iran, dove le potenze imperiali sono decise a scalzare regimi indipendenti di recente elezione. Movimenti sociali su larga scala, organizzati per combattere i regimi clientelari e i protettori dell’impero, sono apparsi di recente in Messico, Palestina, Libano, Cina, Ecuador e in molti altri paesi. All’interno degli stati imperiali esiste un’opposizione di massa contro guerre specifiche e contro le politiche imperiali, ma questa opposizione viene esercita solo da piccoli e deboli movimenti antimperialisti.
B. L’Anomalia: Israele nel Sistema Imperiale
Israele è sicuramente una potenza colonialista, in possesso del quarto o quinto arsenale nucleare più fornito, ed è il secondo più rilevante esportatore di armi nel mondo. Comunque, il suo tipo di popolazione, la sua espansione territoriale e la sua economia sono sparute rispetto alle potenze imperiali e alle potenze imperiali di recente emergenti. Malgrado queste limitazioni, Israele esercita un potere supremo nell’influenzare la direzione della politica di guerra degli Stati Uniti in Medio Oriente attraverso un potente apparato politico Sionista, che permea lo Stato, i mezzi di informazione di massa, i settori delle elites economiche e la società civile. (3a) Attraverso l’influenza politica diretta di Israele nella produzione della politica estera degli USA, come pure attraverso la sua collaborazione militare esterna con i regimi dittatoriali vassalli dell’impero, Israele può essere considerata parte della configurazione delle potenze imperiali, malgrado i suoi limiti demografici, la quasi universalistica condizione di paria della sua diplomazia, e la sua economia sostenuta dall’esterno.
C. Regimi in Transizione
Il sistema imperiale è decisamente asimmetrico, in costante disequilibrio e quindi in cambiamento costante – così guerre, contese di classe e nazionali esplodono e crisi economiche abbattono regimi e portano al potere nuove forze politiche. In tempi recenti abbiamo assistito alla rapida mutazione della Russia, che dal ruolo di contendente egemonico mondiale (prima del 1989) si è trasformata in uno stato imperiale vassallo sottoposto ad un saccheggio mai visto in precedenza (1991-1999), fino all’attuale posizione di stato imperiale di recente emergente. Sebbene la Russia costituisca uno dei casi più drammatici di cambiamenti rapidi e profondi nel sistema imperiale mondiale, altre esperienze storiche esemplificano l’importanza di cambiamenti politici e sociali nel dare forma al sistema imperiale mondiale attraverso la rete di relazioni fra i paesi.
La Cina e il Vietnam, ex stati baluardi indipendenti antimperialisti, hanno visto l’ascesa di elites liberal-capitaliste, lo smantellamento delle loro economie socialiste e l’incorporazione della Cina nelle potenze imperiali di recente emergenti e il Vietnam trasformato in un regime vassallo semi-autonomo.
Le più importanti mutazioni durante gli anni Ottanta e Novanta si sono realizzate con la trasformazione di stati indipendenti antimperialisti in regimi imperiali satelliti. Nell’emisfero Occidentale, queste transizioni sono avvenute in Nicaragua, Cile, Bolivia, Argentina, Giamaica e Grenada. In Africa, in Angola, Mozambico, Guinea Bissau, Algeria, Etiopia e Libia, tutti stati convertiti in regimi clientelari cleptocratici. In Asia processi simili sono in corso nell’Indocina.
A causa delle disastrose conseguenze delle politiche centrate sull’imperialismo amministrate da regimi satelliti, il primo decennio del nuovo millennio è stato testimone di una serie di agitazioni popolari di massa e di cambiamenti di regime, in particolar modo nell’America Latina. Insurrezioni popolari in Argentina e in Bolivia hanno provocato spostamenti di regime da situazioni di vassallaggio a quelle di satelliti semi-autonomi. In Venezuela, dopo un fallito colpo di stato ed una campagna di destabilizzazione, il regime di Chavez si è trasformato decisamente da regime clientelare semi-autonomo ad una posizione indipendente antimperialista. Continuando i conflitti tra stati imperiali ed antimperialisti, tra regimi satelliti e movimenti nazionalisti, tra stati imperiali e stati imperiali di recente emergenti, allora muterà la struttura del sistema imperiale. I risultati di questi conflitti produrranno nuove coalizioni fra le principali forze che compongono la gerarchia imperiale e i loro avversari. Quello che risulta chiaro da queste considerazioni è che non esiste un unico onnipotente “stato imperiale” che unilateralmente definisce il sistema internazionale o quello imperiale.
Anche lo stato imperiale più potente si dimostra incapace di unilateralismo (o con i vassalli e con i partners imperiali) quando deve sbaragliare o solamente contenere la resistenza popolare anti-coloniale in Iraq o in Afghanistan.
I successi più rilevanti dalla politica imperiale si sono realizzati quando gli stati imperiali sono stati in grado di mettere in campo forze militari dei regimi semi-autonomi o vassalli, assicurando così una copertura regionale (OAS, OAU e NATO) o dell’ONU, a legittimare le loro conquiste. Le elites collaborazioniste degli stati satelliti o semi- indipendenti sono collegamenti essenziali a mantenere e consolidare il sistema imperiale e, in particolare, l’Impero Statunitense.
Global Research, 19 marzo 2007