Tutti sappiamo quanto sia inadeguato il Prodotto interno lordo (PIL) relativo alle nazioni per misurare il benessere degli individui. Il reddito pro capite è certamente più indicativo, pur rappresentando comunque una media tra ricchi e poveri.
Ecco infatti di seguito l'elenco dei primi 22 paesi al mondo relativamente al reddito pro capite (adeguato alle parità dei poteri di acquisto) in dollari usa (dati fondo monetario internazionale, 2005):
1 Lussemburgo 71.800
2 Norvegia 42.364
3 Stati Uniti 41.399
4 Irlanda 40.610
5 Islanda 35.115
6 Danimarca 34.740
7 Canada 34.273
8 Hong Kong 33.479
9 Austria 33.432
10 Svizzera 32.571
11 Qatar 31.397
12 Belgio 31.244
13 Finlandia 31.208
14 Australia 30.897
15 Paesi Bassi 30.862
16 Giappone 30.615
17 Germania 30.579
18 Regno Unito 30.436
19 Svezia 29.926
20 Francia 29.187
21 Italia 28.534
22 Singapore 28.368
Per quanto venga corretto, tuttavia esso è un indice solo della ricchezza monetaria, non della ricchezza reale: popoli che utilizzano l'autoproduzione, e il baratto come metodo di scambio, possono avere un reddito monetario pro capite di un dollaro al giorno, o addirittura all'anno, e vivere dignitosamente.
Inoltre i difetti della misurazione del puro reddito monetario non vengono ancora tenuti in considerazione: la criminalità, la disoccupazione, l'ìinquinamento ecc.
In questa direzione un passo avanti importante è stato fatto nel 1994 quando è stato istituito (a titolo non ufficiale) il GPI "Genuine Progress Indicator", l'Indice di Progresso Effettivo, che si offre come alternativa diretta al PIL.
Esso distingue tra spese positive (che aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e negative (come i costi di criminalità, inquinamento, incidenti stradali), diversamente dal PIL, che considera tutte le spese come positive e che inoltre non considera tutte quelle attività che, pur non registrando flussi monetari, contribuiscono ad accrescere il benessere di una società (casalinghe, volontariato).
Siamo sempre tuttavia nel campo della materialità: al benessere e allo sviluppo di una nazione contribuiscono non solo la ricchezza materiale ma anche una serie di altri servizi.
L'HDI "Human Development Index", l'Indice di Sviluppo Umano, nato nel 1990 ed utilizzato dal 1993 dalle Nazioni Unite, cerca di risolvere questo problema coinvolgendo alcuni ambiti fondamentali dello sviluppo non solo economico ma anche sociale: la promozione dei diritti umani, la convivenza pacifica, la difesa dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile delle risorse territoriali, lo sviluppo dei servizi sanitari e sociali, il miglioramento dell'educazione della popolazione, la partecipazione democratica, l'equità delle opportunità di sviluppo e d'inserimento nella vita sociale.
Abbiamo a questo punto una classifica ufficiale dei paesi in cui lo sviluppo umano è più avanzato, sulla base dei dati ONU del 2004. Questi sono i primi 22 paesi:
1 Norvegia 0,965
2 Islanda 0,960
3 Australia 0,957
4 Irlanda 0,956
5 Svezia 0,951
6 Canada 0,950
7 Giappone 0,949
8 Stati Uniti 0,948
9 Svizzera 0,947
10 Paesi Bassi 0,947
11 Finlandia 0,947
12 Lussemburgo 0,945
13 Belgio 0,945
14 Austria 0,944
15 Danimarca 0,943
16 Francia 0,942
17 Italia 0,940
18 Regno Unito 0,940
19 Spagna 0,938
20 Nuova Zelanda 0,936
21 Germania 0,932
22 Hong Kong 0,927
Questa graduatoria apporta numerose novità in termini di posizione rispetto a quella del reddito pro capite, ma vediamo tuttavia che le nazioni sono quasi le stesse, con le varianti di qatar e singapore che entrano nei primi 22 posti del reddito ma non dello sviluppo umano, rimpiazzati da spagna e nuova zelanda.
Con un certo stupore vediamo che la sostanza rimane invariata: i paesi più ricchi sono anche quelli dove lo sviluppo umano è maggiore. Tra i due indicatori non c'è una grossa differenza: nonostante sembri una grande innovazione, non ci sono variazioni sensibili, segno che fintanto che si considerano solo i dati visibili, oggettivi, la situazione non cambia di molto, anche se si prendono in considerazione fattori extra-economici.
Ed è qui il punto: un po' per l'atteggiamento materialista e razionalista (chi ha di più, non può stare che meglio) dell'epoca, un po' per volere arrivare a conclusioni "scientifiche" e definitive, ci si è sempre rifiutati di considerare il fattore soggettivo. Per valutare il benessere reale infatti, bisogna tenere in considerazione soprattutto le indicazioni soggettive dei singoli individui, ossia come vivono la società, perchè ciò che conta è come lo sviluppo umano viene percepito.
La sensibilità individuale infatti è molto più precisa delle misurazioni oggettive, le quali non possono registrare se non in modo grossolano e spesso errato la perdita delle relazioni umane, dell'ottimismo, della semplicità della vita, delle certezze, dei valori che rendono la vita degna di essere vissuta; tutte cose che infatti difettano nella società moderna.
Non solo quindi tali fattori non vengono presi in considerazione dall'indicatore di sviluppo umano (anche perchè non è possibile misurarli), ma spesso è lo stesso "sviluppo umano" che ne impedisce l'esistenza: per esempio, nessuno considera quanto l'informazione sia deleteria per l'animo delle persone: crea ansia inutile per episodi negativi che non toccano direttamente le persone, crea aspettative impossibili da realizzare, affolla la mente di nozioni e di preoccupazioni e rende difficile una vita più serena. Nonostante questo, un paese più ha informazione (giornali, televisioni ecc) più viene considerato civile e sviluppato; come poi questo venga vissuto dalla gente, poco importa.
A questo proposito nel 2006, da parte di una istituzione privata inglese, la New Economics Foundation, è stato introdotto un indicatore del benessere della vita di ogni paese sulla base di valutazioni soggettive: l'HPI, lo Happy Planet Index, indicatore mondiale della felicità.
A ogni intervistato in pratica veniva chiesto di valutare la qualità della propria vita su una scala, per esempio da 1 (estremamante insoddisfacente) a 7 (estremamente soddisfacente). Con le dovute cautele perchè si tratta di misurare valutazioni soggettive, ma traendone comunque un'idea di massima, i risultati ottenuti sono diversissimi (diremmo opposti) dall'indice di sviluppo umano.
Nella seconda colonna è rappresentato l'indicatore soggettivo (HPI), nell'ultima colonna è indicata invece la posizione ricoperta nell'indice di sviluppo umano (HDI):
Punteggio HPI Posizione HDI
1 Vanuatu 68.21 119°
2 Colombia 67.24 70°
3 Costa Rica 66.00 48°
4 Dominica 64.55 68°
5 Panama 63.54 58°
6 Cuba 61.86 50°
7 Honduras 61.75 117°
8 Guatemala 61.69 118°
9 El Salvador 61.66 101°
10 Saint Vincent – Grenadines 61.37 88°
11 Santa Lucia 61.31 71°
12 Vietnam 61.23 109°
13 Bhutan 61.08 135°
14 Samoa 60.98 75°
15 Sri Lanka 60.31 93°
16 Antigua and Barbuda 59.23
17 Filippine 59.17
18 Nicaragua 59.09
19 Kyrgyzstan 59.05
20 Isole Solomone 58.93
21 Tunisia 58.92
22 Sao Tome e Principe 57.92
23 Indonesia 57.90
24 Tonga 57.90
25 Tagikistan 57.66
26 Venezuela 57.55
27 Repubblica Dominicana 57.14
28 Guyana 56.65
29 Saint Kitts e Nevis 56.14
30 Seychelles 56.07
31 Cina 55.99
32 Tailandia 55.39
33 Peru 55.14
34 Suriname 55.03
35 Yemen 55.00
36 Fiji 54.47
37 Marocco 54.43
38 Messico 54.39
39 Maldive 53.52
40 Malta 53.26
41 Bangladesh 53.20
42 Comore 52.92
43 Barbados 52.73
44 Malaysia 52.69
45 Autorità Palestinese 52.64
46 Capo Verde 52.41
47 Cile 52.20
48 Timor-est 52.04
49 Argentina 51.96
50 Trinidad e Tobago 51.87
51 Belize 51.32
52 Paraguay 51.13
53 Gamaica 51.01
54 Nepal 49.95
55 Mauritius 49.65
56 Mongolia 49.59
57 Uruguay 49.31
58 Ecuador 49.29
59 Uzbekistan