Zero: un numero che oggi, nel senso comune annichilito dalla smania di accumulare sempre di più, rimanda al nulla, alla tabula rasa. Zero è invece un auspicio: ripartire daccapo lasciandosi alle spalle il modello di vita che negli ultimi due secoli – un granello insignificante se confrontato alle migliaia di anni di storia umana – la società occidentale ha scelto per se stessa e che ora impone al mondo intero. Un modello atroce che fa credere di vivere felici, drogandoci quotidianamente di oggetti ridondanti, tecnologia che agisce al nostro posto, comunicazione parossistica e intrattenimento martellante. Un sistema che dà l’illusione della libertà e della felicità, riducendoci a consumatori incoscienti e votanti obbligati a ratificare oligarchie politiche ed economiche su cui non abbiamo in realtà alcun potere. Ognuno sa bene, quando si ferma un attimo a riflettere sulla propria vita – costretto a lavorare sempre di più e ad avere in cambio sempre meno, col fardello sempre più pesante di un’angosciante precarietà – che correre e dannarsi per crescere, competere, espandersi all’infinito e alla cieca è follia. Dobbiamo consumare per poter produrre, dobbiamo votare per tenere in vita la classe politica, dobbiamo lavorare per mandare avanti un treno che non può più fermarsi – e di cui non sappiamo neppure la méta. Ma se quel treno non si fermerà, si schianterà. Con noi sopra. Bisogna azzerare il programma perverso che guida questa corsa suicida – uno “sviluppo” fine a se stesso che prescinde dai nostri bisogni di uomini e donne fatti carne, sentimenti e desideri. Che passa sopra alla nostra dignità, ai nostri interessi, alla nostra stessa vita.
Movimento Zero è nato per riunire quelle persone di buon senso che non intendono restare ingranaggi ignari del meccanismo infernale che noi stessi ci siamo fabbricati facendo dell’economia lo scopo dell’esistenza. Persone che vorrebbero godere di una vita a misura d’uomo, e non subordinata alle esigenze del Pil o del potente di turno. Persone normali che desiderano, magari ancora inconsapevolmente, ritmi più sani e naturali; più tempo per sé e per le proprie passioni; una democrazia dove il singolo cittadino conti davvero e non sia solo un numero; un’organizzazione economica al servizio dell’uomo, e non il contrario. In due parole: dignità e qualità della vita. E il Movimento Zero intende elaborare e diffondere una cultura che rimetta al centro un valore di cui si è persa traccia: la dignità. Qui a Vicenza, nel cuore di un Nordest in crisi di fatturato ma saldamente ossessionato dal mito infelice del lavoro e del guadagno, Movimento Zero si è costituito nel febbraio di quest’anno. Iscritti e simpatizzanti si riuniscono periodicamente, e il nostro obbiettivo è richiamare tutti coloro che sono stufi di sgobbare e rincretinire ammassando, quando va bene, buste paga che non si sa più come spendere – e che in ogni caso non sono mai abbastanza per soddisfare i bisogni creati ossessivamente dalla macchina economica. Il nostro non è, oggi, un partito politico, né intende diventarlo. Ma arriverà il momento in cui questo sistema imploderà su se stesso, e allora sarà necessario ribellarsi. Dovremo diventare, per necessità, dei ribelli. E “il Ribelle”, ultima opera e summa della ricerca di Massimo Fini, fondatore del Movimento Zero, è esattamente il primo passo di questa nuova consapevolezza. Una consapevolezza che questo movimento – oggi culturale; domani, se vi saranno le condizioni, politico – invita a diffondere: “Levate la testa gente. Non lasciatevi portare al macello docili come buoi, belanti come pecore, ciechi come struzzi che hanno ficcato la testa nella sabbia. In fondo non si tratta che di riportare al centro di noi stessi l’uomo, relegando economia e tecnologia al ruolo marginale che loro compete”.
Movimento Zero – sezione Veneto